- 01/04/2009
- Alessandra Campo
- V (2009)
- Saggio
Questo articolo prende le mosse da uno scritto di F. S. Trincia sul tema del valore e ne propone un confronto con l’etica di H. Jonas, anch’essa sorta da tematiche connesse al progresso medico e tecnico-scientifico, cercando di mostrare come queste ultime, rendendo oggetto dell’etica le nozioni di “natura” e di “vita”, introducano un novum che rende necessario una riflessione etica del tutto nuova. Sorge infatti l’interrogativo se le nostre attuali capacità di intervento sulla vita e sulla natura attraverso le moderne tecniche mediche e scientifiche non possano modificare radicalmente le condizioni stesse a cui è possibile parlare di esseri umani, e quindi di quell’essere capaci di volontà razionale autonoma di cui Trincia ribadisce l’essenzialità per la possibilità di un discorso etico. Sulla scorta del tentativo jonasiano di fondare ontologicamente l’etica, si può provocatoriamente mostrare che il nostro attuale agire, capace di modificare così radicalmente la natura, l’ambiente e la vita in generale (fino a mettere a repentaglio l’esistenza della vita umana sulla terra), pone un’ipoteca sulla possibilità stessa di presupporre l’esistenza dell’uomo. Lo stesso “factum” della ragione, il fatto che si dia per se stessa la coscienza della legge morale fondamentale, rischia di apparire un presupposto che non è più possibile dare per scontato.I nuovi interrogativi etici, connessi alla manipolazione genetica e tecnica della vita (e del confine vita-morte), impongono una riflessione etico-filosofica che rimetta in discussione i suoi stessi fondamenti, e rispetto a questa nuova situazione il tentativo di fondazione ontologica di Jonas, pur nella sua innegabile problematicità, può aiutare a trovare originali e importanti spunti di riflessione.