Paci e la fenomenologia del negativo

La fenomenologia del negativo, a vario titolo presente nella riflessione di E. Paci, è qui delineata nei suoi tratti essenziali: quelli dialettico-fenomenologici dell’ambivalenza, del paradosso, della contraddizione immanente, della compresenza dei contrari. Il problema del negativo è difatti problema fenomenologico per eccellenza: si tratta di pensare la struttura dell’esperienza senza ricorrere ad una logica già costituita ma risalendo, in un processo di riduzione trascendentale, alle sintesi originarie che definiscono le sfere dell’esistenza – della percezione, del corpo proprio, del bisogno, dell’agire intersoggettivo, del linguaggio, dei saperi scientifici, ecc. Come mostra la figura della speranza, l’esperienza, per poter essere, deve potersi presupporre non solo come ‘qualcosa’ di possibile, che in qualche modo ‘già c’è’, perché non avrebbe altrimenti di ‘che’ esperire, ma altresì come possibilità possibile, che come tale non è se non come limite critico. In questa differenza tra possibilità ‘reale’ e possibilità possibile, tra due limiti non solo negativi ma opposti, il senso radicale della fenomenologia di Paci, sia rispetto a Marx e a Bloch, sia rispetto a Hegel, a Croce e allo stesso Husserl.