- 01/04/2007
- Alessandro Blasimme
- III (2007)
- Intervista
Un’etica senza Dio. Il titolo dell’ultimo libro di Eugenio Lecaldano, uscito presso Laterza (2006) non lascia spazio ad equivoci. La tesi che vi si sostiene è che la morale possa e debba fare a meno di qualunque aggancio trascendente, e che sia anzi soltanto andando in questa direzione che si realizza un carattere virtuoso. Per argomentare questa tesi Lecaldano fa riferimento ai suoi autori più cari, come Hume e John Stuart Mill, ma anche a Kant, a cui l’autore, nonostante la differenza di impostazione generale sulle questioni etiche, riconosce di aver contribuito alla spinta di emancipazione tipica dell’Illuminismo.
La prima parte del volume è divisa in due sezioni. Una prima in cui si mostrano le incoerenze e gli errori tipici di chi tenti di collegare la morale all’esistenza o alla rivelazione di Dio; e una seconda in cui si illustrano i vantaggi di un’etica atea, costruita cioè senza alcun riferimento a Dio. Nella seconda metà del volume è riportata da un’antologia di testi classici della riflessione filosofica, nei quali è possibile trovare un riscontro a quanto sostenuto dall’autore nella prima parte.
Con la consueta chiarezza, ed evitando inutili oscurità, l’autore fornisce una prova di come si possa argomentare in modo asciutto e analitico a favore di una morale radicata nella natura umana. In questo modo anche il lettore non specialista ha la possibilità di seguire da vicino una rigorosa argomentazione filosofica e di formarsi un’opinione al di fuori della retorica ideologica del dibattito pubblico italiano.