- 01/12/2014
- Leonardo Manfrini
- IX (2014), 2
- Recensione
«Quando la potenza dell’unificazione scompare dalla vita degli uomini e le opposizioni
hanno perduto il loro rapporto vivente e la loro azione reciproca e guadagnano l’indipendenza,
allora sorge il bisogno della filosofia». È un pressoché sconosciuto Hegel, esordendo nell’agone
filosofico e accademico tedesco nel 1801 – nel campo aperto dal postcriticismo kantiano, dopo il
polverone suscitato dal cosiddetto Atheismusstreit attorno alla filosofia fichtiana, e quando stavano
per farsi espliciti i punti di rottura (che Hegel con la strategica pubblicazione della sua prima
monografia contribuì ad indicare) tra i fino ad allora “alleati” Fichte e Schelling -, quello che
scrive queste parole nell’introduzione della sua Differenzschrift, marcando ciò che egli stesso e molti dei suoi contemporanei avrebbe definito epoca