Recensione a R. Zapperi, Freud e Mussolini. La psicanalisi in Italia durante il regime fascista, Franco Angeli, Milano 2013

Il libro di Roberto Zapperi, Freud e Mussolini. La psicoanalisi in Italia durante il regime fascista,
prende le mosse da una vicenda decisamente curiosa: si tratta di una dedica, o meglio, di uno
scambio di dediche, che vide protagonisti l’allora anziano Sigmund Freud e il capo del fascismo
italiano. Perché Freud scrisse una dedica a Mussolini? Cosa legò il padre della psicoanalisi, ben
consapevole dello stato di estremo pericolo in cui versava la sua “scienza ebraica” durante gli
anni del consolidamento del nazionalsocialismo e della crescente espansione dell’hitlerismo oltre i
confini della Germania, al dittatore che, com’è noto, fu sin dall’inizio attento ad osteggiare,
talvolta arrivando all’estrema misura dell’eliminazione fisica, gli oppositori culturali del suo
regime? Il libro tenta, in modo assolutamente efficace, perché sorretto da un’ampia ricostruzione
storico-documentaristica, di rispondere a questa domanda e di sottrarre così, in una maniera che
non esiterei a definire definitiva, la psicoanalisi freudiana e l’uomo Freud alle indebite accuse di
filo-fascismo che ancora di recente gli sono state mosse dall’ultimo baluardo dell’anti-freudismo
contemporaneo (Michel Onfray, Le crépuscule d’une idole, l’affabulation freudienne, Grasset, Paris
2010).