- 01/04/2009
- Andrea Bellocci
- V (2009)
- Recensione
«Chi vuole collocarsi nel punto iniziale della filosofia veramente libera deve abbandonare anche Dio (…) Il soggetto assoluto non è non-Dio, eppure non è neanche Dio, è anche ciò che non è Dio. In questo senso è al di sopra di Dio» (F. W. J. Schelling, Conferenze di Erlangen, in Id, Scritti sulla filosofia, la religione e la libertà, a cura di L. Pareyson, Mursia, Milano 1974, p. 203): queste le parole, di impareggiabile rigore e severità speculativa, pronunciate da Schelling e che potrebbero fare da esergo all’iter di pensiero di Massimo Cacciari, così come concepito ed acutamente analizzato da Ilario Bertoletti nel volume Massimo Cacciari. Filosofia come a-teismo (I. Bertoletti, Massimo Cacciari. Filosofia come a-teismo, Edizioni ETS, Pisa 2008). Il titolo stesso indica immediatamente la tesi principale avanzata dall’autore: così come l’alpha privativo di alétheia non significa affatto, o esclusivamente, un “nulla” o una mera “assenza”, ma un eterno nascondimento che è “provenienza abissale”, “condizione di possibilità”, ciò per cui la verità stessa può essere e apparire, così è per l’alpha privativo di á-theos: «La filosofia non può non essere atea – ma non nell’accezione comune del termine. La filosofia è a-tea in senso trascendentale: osa porre domande sull’alpha privativo della parola á-theos» (ivi, p. 44). L’ateismo di Cacciari non ha, allora, alcunché di “confessionale”, indicando, al contrario, la direzione e la metodologia di ricerca d’un pensiero che non può arrestarsi “di fronte” ad alcunché di positivo: occorre indagare “senza timidezze” l’Inizio, la “provenienza indiscorribile” d’ogni ente; l’interrogazione, dunque, deve spingersi fino e oltre Dio, di cui non viene affatto negata o affermata l’esistenza, ma di cui ci si interroga sul “da dove” – e in questo senso è definibile secondo Bertoletti come ateismo “trascendentale”.