- 01/04/2008
- Francesco Verde
- IV (2008)
- Recensione
Siamo purtroppo abituati a pensare che l’enigmatica questione del tempo abbia affascinato esclusivamente le menti dei filosofi e dei fisici; il volume della Zaccaria Ruggiu dimostra come il tempo in realtà sia anche una problematica archeologica o, per meglio dire, di “ermeneutica archeologica”. Il dato archeologico, infatti, non solo testimonia apertamente come dietro le arti figurative del mondo antico – da quella musiva a quella plastica – si nascondano profondi dibattiti filosofici sulla natura del tempo ma anche che non è bene parlare del tempo in modo univoco: per dirla con Aristotele, pollachos legetai, anche il tempo si dice in molti modi. Il mondo antico greco e romano ha fornito la prima seria e motivata riflessione sulle forme del tempo, ossia sulle modalità di declinazione di un concetto apparentemente “monocorde” e unilaterale. Il volume della Zaccaria Ruggiu si propone proprio di considerare le forme antiche del tempo alla luce del dato archeologico che spesso è più chiaro, efficace e immediato di un trattato filosofico peri chronou, ma non per questo più banale.