Dire l’incontrovertibile. Intorno all’analisi filosofica di Gennaro Sasso

Le questioni dell’essere e della negatività, al centro del presente contributo, costituiscono il crocevia speculativo dell’itinerario di ricerca di Gennaro Sasso, avviato da studi sul realismo politico di Machiavelli e non a caso culminato in un’aspra e disincantata riflessione sulla giustizia, sulla possibile articolazione del suo imperio e sui limiti della legittimazione dello stesso potere democratico. Dopo aver individuato all’interno dei testi di Sasso un criterio di analisi della positività dell’essere e della singolare sequenza logico-ontologica che ne esprime il senso, l’autore avanza la tesi dell’equivalenza logico-semantica della negatività e della positività, scorte come i due momenti di una medesima
dinamica, quella del linguaggio naturale teso ad esprimere il senso ed il valore epistemico della propria esperibilità filosofica. Su questa base è proposta una paradossale tesi circa il rapporto di linguaggio e doxa, premessa indispensabile per comprendere come la costruzione di un linguaggio idoneo a descrivere il senso ed il rischio intrinseci ad una prospettiva di naturalismo politico non possa prescindere da un’inevitabile assunzione di carattere metafisico. Ogni tentativo di radicalizzare ed essenzializzare l’attitudine antimetafisica della pura analisi filosofica è infatti destinato a dichiarare l’impossibilità, per la coscienza filosofica, di determinare e articolare la realtà stessa del mondo doxastico come tema di possibile discorso.