- 01/04/2006
- Marcello Musté
- II (2006)
- Saggio
Il dialogo tra lo storicismo tedesco -rappresentato dalla scuola storica di Ranke, Niebhur, Droysen e dalla filosofia di Dilthey, e dalle indagini di Weber, Troeltsch e Meinecke- e quello italiano di Croce, si complicò con le vicende politiche del tempo, e poi, con l’avvento del nazismo, si cominciò a sollevare la domanda riguardante la nuova barbarie e il passato della Germania, il cui «senso della storia» e il
cui «realismo» si erano costituiti proprio attraverso la recisa negazione degli ideali dell’illuminismo e del giusnaturalismo. Quasi «cittadino» di ambedue quelle culture, Carlo Antoni fu il pensatore che, educatosi alla filosofia di Benedetto Croce, affrontò il problema dello storicismo in questa nuova dimensione: intorno al 1930 – quando apparvero le sue traduzioni di Dempf e di Troeltsch – cominciò a indagare, con una profondità e un’informazione inedite, il travaglio della storia e della cultura tedesche, e a riconnettere i possibili fili che, da una così vigorosa tradizione, stavano conducendo a
una crisi barbarica, che rischiava di travolgere l’intero edificio della civiltà europea.