- 01/06/2015
- Federica Pitillo
- X (2015), 1
- Recensione
Quando, nel luglio del 1802, Glauben und Wissen apparve sulle pagine del «Kritisches Journal
der Philosophie», Hegel era «letterariamente uno sconosciuto, che entrava in età matura in un
gruppo in cui l’attività letteraria era il pane quotidiano», noto soltanto per il saggio sulla Differenz
del 1801, scritto alla luce dei sistemi di Fichte e Schelling. Il lungo articolo del 1802, pensato
come una sorta di compendio critico degli scritti che avevano caratterizzato un’intera stagione
dello spirito tedesco (vi si trovano riferimenti alle tre Critiche, ai Briefe über die Lehre des Spinoza,
Jacobi an Fichte e ai Beyträge, così come alla Grundlage der gesammten Wissenschaftslehre e alla Bestimmung des Menschen), irrompe nel panorama filosofico con l’intenzione di scompaginare posizioni che si ritenevano ormai salde. Non è un caso che Schelling, recapitando il testo al maggiore degli Schlegel, lo corredasse di avvertenze e precisazioni, che tradivano una certa preoccupazione;
altrettanto cauto era stato con Fichte, nell’ottobre del 1801, quando gli comunicava di non avere
avuto parte alcuna nella stesura della Differenzschrift.