- 01/06/2013
- Serena Feloj
- VIII (2013), 1
- Recensione
«Il principio su cui si fonda l’attività dell’artista sembra anche essere il principio dove ha la
sua sede l’attività dello scienziato, nonché quello dove ha la sua radice l’attività del filosofo, il cui
“mestiere del capire” abbisogna sempre, almeno questo sembra sostenere Scaravelli, di una vis, di
una energia produttiva, che non richiede solo le condizioni dell’intelletto, ma anche una capacità
“estetica”, un “sentimento”». Nelle ultime pagine del suo testo, Sandra Palermo esprime con
queste parole la continuità nella produzione di Luigi Scaravelli, dalla Critica del capire fino alle
Osservazioni sulla “Critica del Giudizio”. Secondo l’interpretazione di Palermo, infatti, l’ultimo testo
scaravelliano affonda le sue radici nel «problema speculativo» della Critica del capire, testo che
segna l’avvio della riflessione teorica di Scaravelli e che intende individuare quegli elementi che
rendono la filosofia una realtà «inesauribile».