- 01/04/2011
- Francesco Saverio Trincia
- VII (2011)
- Recensione
La fenomenologia dell’attesa, della sorpresa, del compimento destinalmente mancato che le
pagine incalzanti, coinvolgenti, vitalmente eccitanti di Ginevra Bompiani offrono al lettore –
colpito anzitutto dalla circostanza che il libro è pubblicato una prima volta nel 1988 e che la sua
scrittura resta in quella occasione piuttosto “sorprendente” e inattesa come ciò di cui parla, entro
un panorama del pensiero italiano dominato dal dilagare dell’heideggerismo oltre che dalla deriva
delle riflessioni ‘umanistiche’ sulla “crisi della ragione” – richiede una decisione preliminare. Si
tratta infatti di fornire una risposta alla domanda se la scrittura filosofica di Ginevra Bompiani
(tale essa è, e di pieno diritto: un’argomentazione filosofica di tipo severamente, ma anche e, con
un ossimoro, felicemente teoretico, perché felicità e anche dolcezza si accompagnano
all’esercizio del pensare) possa essere affrontata entro un format del tipo recensione, o
presentazione o anche discussione critica.