- 01/04/2011
- Stefania Pietroforte
- VII (2011)
- Recensione
La ripubblicazione dell’opera completa di un filosofo può avere dietro di sé due motivazioni: o
si è aggiunto alla nostra conoscenza di quel pensatore un nuovo elemento storiografico (testi
inediti e rimasti sconosciuti o testimonianze riemerse dall’ombra della storia), che suggerisce una
riconsiderazione di aspetti importanti della filosofia in questione; oppure è la riflessione filosofica
stessa, direttamente esercitata sugli scritti dell’autore, che ritiene di essere giunta a condensare un
nuovo punto di vista capace di offrire di quegli scritti nel loro complesso, o almeno in una parte,
un’idea nuova, di restituirne un significato diverso da quello acquisito dagli studi precedenti. È
quest’ultimo il caso della nuova edizione dell’opera di Bertrando Spaventa curata da Francesco
Valagussa, operazione, dunque, assai impegnativa teoreticamente, che lancia un sasso in acque
quasi stagnanti e propone di svincolare dall’appartenenza esclusivamente idealistica Bertrando
Spaventa, unanimemente considerato “padre” della filosofia idealistica italiana.