- 01/04/2010
- Massimiliano Biscuso
- VI (2010)
- Recensione
In occasione degli ottanta anni di Gerardo Marotta, instancabile promotore di cultura
filosofica e di impegno civile, «gli amici» dell’avvocato hanno raccolto in un volumetto alcuni
interventi di Eugenio Garin – che di Marotta era un estimatore, come mostra lo scritto riportato
in apertura – sulla figura di Bertrando Spaventa: conferenze, lezioni o brevi scritti apparsi su
riviste, frutto di una lunghissima frequentazione di studio. La scelta di dedicare all’avvocato
Marotta una silloge di scritti spaventiani non si spiega semplicemente con la comune
appartenenza alla cultura filosofica napoletana segnata profondamente dallo hegelismo, ma va
ricercata nella particolare angolatura dalla quale Garin ha inteso presentare la figura di Bertrando
Spaventa: non il pensatore metafisico, precursore della gentiliana riforma della dialettica
hegeliana, ma il filosofo civile, erede della migliore tradizione dell’umanesimo, dei Bruno, dei
Campanella e dei Vico.